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Frode sul pellet, sequestri per 240.000 chili: la motivazione (e i danni ai consumatori)

frode pelletSequestrati oltre 200.000 kg di pellet - 100news.it

La Guardia di Finanza ha scoperto un traffico illecito di pellet: sequestrate 16.000 confezioni importate e vendute in maniera ingannevole ai danni dei consumatori

Una maxi frode nel settore del pellet è stata scoperta dalla Guardia di Finanza di Ravenna grazie a un controllo mirato nel porto della città romagnola, importante scalo per l’importazione di prodotti destinati al mercato nazionale. La vicenda riguarda la vendita di circa 240 mila chili di pellet.

Durante un’ispezione effettuata in ottemperanza al nuovo Codice Doganale dell’Unione Europea, i finanzieri hanno intercettato una partita di pellet sfuso, proveniente dal Brasile, che era destinata al confezionamento e successiva vendita.

Pellet, i motivi della frode: la vicenda nel dettaglio

Il prodotto intercettato dalla GdF era di qualità inferiore rispetto a quella dichiarata. Realizzato con legno di pino, veniva etichettato e commercializzato come pellet di abete, una tipologia considerata superiore per qualità ed efficienza energetica.

L’indagine ha evidenziato che circa 16.000 confezioni da 15 chili, corrispondenti ai 240 mila chili complessivi, riportavano indicazioni mendaci sulla qualità del materiale. La differenza non è marginale: il pellet di abete è più costoso e apprezzato perché garantisce una combustione più pulita, con minori residui di cenere, e una resa energetica più elevata rispetto a prodotti a base di pino, faggio o castagno.

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Frode sul pellet – 100news.it

La Guardia di Finanza ha segnalato il caso alla Procura della Repubblica di Ravenna, ipotizzando il reato di “vendita di prodotti industriali con segni mendaci”. La società coinvolta rischia di dover rispondere anche ai sensi della normativa sulla “Responsabilità amministrativa degli Enti”. L’operazione mira a tutelare i consumatori da pratiche commerciali ingannevoli e a garantire la trasparenza nella filiera di distribuzione di un prodotto molto diffuso, soprattutto nel periodo invernale.

Il porto di Ravenna, punto di riferimento per l’importazione di merci nel Nord-Est Italia, si conferma un’area strategica per i controlli doganali e fiscali, con la Guardia di Finanza impegnata a contrastare frodi e comportamenti illeciti che possono danneggiare l’economia e la sicurezza dei cittadini.

Il contesto di Ravenna e l’importanza del controllo doganale

Ravenna, capoluogo di provincia in Emilia-Romagna con oltre 156 mila abitanti, gode di una posizione geografica strategica a pochi chilometri dal mare Adriatico. Il suo porto, collegato al centro urbano tramite il canale Candiano, è uno dei principali scali italiani per il traffico commerciale, inclusa l’importazione di pellet e altri materiali energetici.

L’attività della Guardia di Finanza in questo ambito è essenziale per garantire il rispetto delle normative comunitarie e nazionali, soprattutto in un settore come quello del pellet, dove la qualità del prodotto influisce direttamente sulle prestazioni degli impianti di riscaldamento domestico e sull’ambiente.

L’indagine conferma l’impegno delle forze dell’ordine ravennati nel presidiare il territorio e nel salvaguardare la correttezza del mercato, contrastando fenomeni di frode che possono avere ripercussioni economiche e ambientali rilevanti.

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